giovedì, Novembre 21, 2024
CRONACA VARESOTTO

Sono 12.312 le imprese femminili in provincia di Varese

VARESE – Si tratta di aziende con un tasso di imprenditorialità giovanile più alto che in ambito maschile e una significativa presenza di straniere quali promotrici: è questo il quadro delle 12.312 imprese al femminile attive in provincia di Varese, che emerge da un’analisi condotta dall’Ufficio Studi e Statistica di Camera di Commercio alla vigilia della Festa della Donna 2024. Nel contempo, sui 28.905 liberi professionisti che si stima operino sul nostro territorio, in base alla media lombarda le donne corrispondono al 35,6%, ovvero circa 10.300. Libere professioniste varesine impegnate prevalentemente nei settori della sanità e dell’assistenza sociale (53,2% la percentuale italiana), dell’area legale (45,5%) e in quella amministrativa (38,9%). In misura inferiore, invece, operano nell’area tecnica (23,9%) e nei mondi del commercio, finanza e immobiliare (22,3% complessivo). 

«Molte professioni – sottolinea Paola Castiglioni, commercialista e rappresentante delle libere professioni nel Consiglio di Camera di Commercio Varese – stanno vedendo aumentare la componente femminile: la normativa che incentiva la nostra presenza nei CdA delle imprese ci ha poi dato una spinta significativa. Di non minor rilievo, la crescente importanza della tematica ESG, ovvero la governance ambientale, sociale e aziendale, che ci vede particolarmente attive. In provincia di Varese, sono poi molti gli ordini professionali presieduti da donne. Certo, occorre un vero e proprio cambio culturale, abbandonando stereotipi sul ruolo femminile nella società e sviluppando un welfare adeguato in termini di supporto alle famiglie e alle giovani che operano nelle professioni». Servono, però, anche un miglior orientamento e più stimoli alle materie STEM e quindi allo studio delle discipline scientifiche e tecnologiche. «Oggi, solo una donna su sei consegue lauree di questo tipo – riprende Paola Castiglioni –. Questo è un aspetto decisamente da migliorare, a cura delle famiglie, delle scuole e delle istituzioni. Tanto più che, nell’immediato futuro, le nuove tecnologie saranno anche un valido aiuto per ridurre la disparità di genere: negli studi professionali, la trasformazione digitale con l’adozione almeno iniziale dell’intelligenza artificiale è già in atto. Una situazione che consentirà di ridurre l’apporto umano in tutte quelle attività più a basso valore aggiunto, valorizzando invece il nostro ruolo in quelle più interessanti: consulenza e progettualità. È importante, però, che noi donne ci si renda protagoniste di un passaggio che definirei epocale».

Tornando alle imprese al femminile, le 12.312 attive sul territorio provinciale danno lavoro a 38.355 addetti, pari al 15,4% sul totale degli occupati con una media di 3,1 lavoratori a fronte dei 4,6 delle aziende al maschile. Sono poi nel 10,8% imprese giovanili, ovvero quelle dove la partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni, quando la stessa percentuale per le maschili si ferma all’8,3%. Inoltre, la quota delle imprese femminili promosse da straniere è pari al 12,4% rispetto all’11,8% delle analoghe aziende maschili. Quanto alla forma giuridica, è prevalente l’impresa individuale, con il 59,8% a fronte del 49,2% di quelle maschili. Il 25,3% è rappresentato dalle società di capitale mentre quelle di persona sono il 13% sul dato complessivo delle imprese femminili varesine. Realtà che sono operative in prevalenza nei servizi per la persona (65,5% del totale delle imprese varesine) e nell’assistenza sociale non residenziale (52,1%). A seguire, i servizi delle agenzie di viaggio e dei tour operator (45%), ma anche le confezioni di articoli di abbigliamento (38,6%).

«L’impegno di Camera di Commercio, sul nostro territorio, ha portato a ridar vita al Comitato per l’Imprenditoria Femminile – spiega la presidente dello stesso Comitato, Ilaria Broggian –, con tante iniziative per valorizzare il ruolo della donna nel mondo dell’impresa. Questo sia negli ambiti dove è già significativo, penso appunto al mondo dei servizi alla persona o in quello legato al turismo, sia in quelli dove la presenza femminile è ancora rallentata, è il caso per esempio del settore finanziario. Di certo, dobbiamo compiere altri significativi progressi. Il Gender Pay Gap è ancora una realtà con cui fare i conti. Grazie, comunque, alle normative sul congedo parentale e allo sviluppo del sistema della certificazione per la parità di genere, in molte aziende passi in avanti si stanno compiendo».  Non basta, però, un salario parificato a quello degli uomini per una piena realizzazione personale e professionale delle giovani: «Le nuove generazioni – conclude Ilaria Broggian –, giustamente, hanno bisogno di stare bene quando sono impegnate sul lavoro. Questo vuol dire valorizzarle nelle proprie competenze, ma anche garantire loro tempi della vita adeguati: l’home working, conciliato al meglio con momenti vissuti in sinergia con i tutti i colleghi, è una strada che può essere percorsa. Certamente non l’unica, ma anche quella che, grazie in particolare all’accelerazione imposta dalla tecnologia, già oggi conosciamo bene. Lo sforzo deve essere quello di mettere al meglio imprese e competenze femminili al servizio di un adeguato sviluppo del sistema socioeconomico varesino».