sabato, Aprile 27, 2024
CIBO E SALUTECRONACA VARESOTTO

Agricoltori del Varesotto in piazza a Bruxelles

In tanti dalla provincia guidati dal presidente della federazione Coldiretti Pietro Luca Colombo

VARESE – Il valore delle produzioni agroalimentari lombarde ha superato i 14 miliardi di euro, ma è messo a rischio dalle politiche folli dell’Unione Europea. È quanto afferma Coldiretti Varese in occasione della prima mobilitazione con gli agricoltori da tutta Europa e la partecipazione per l’Italia della Coldiretti, di fronte al Parlamento europeo a Bruxelles, in concomitanza del vertice straordinario dell’Ue.

Presente anche una nutrita delegazione di agricoltori delle due province lariane, insieme al presidente della Coldiretti regionale Gianfranco Comincioli e a Pietro Luca Colombo, ai vertici della federazione provinciale di Varese. E’ la prima volta insieme per gli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea, dalla Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa fino ai giovani della Fja e molti altri che invadono la capitale dell’Unione per trasformare le proteste in risultati concreti.

Tra gli striscioni e i cartelli in piazza, si legge: “Stop alle follie dell’Europa”, “Basta terre incolte”, “Stop import sleale”, “Prezzi giusti per gli agricoltori”, “No Farmers no Food”, “Cibo sintetico, i cittadini europei non sono cavie”, “Non è l’Europa che vogliamo”.
Con il presidente Colombo, tra i presenti a Bruxelles, ci sono anche la delegata di Coldiretti Giovani Impresa Varese Miriana Grilli e il direttore della federazione Rodolfo Mazzucotelli.

“A rischio è un comparto che solo tra produzione agricola, attività connesse e quelle di trasformazione alimentare coinvolge in Lombardia circa 53 mila strutture produttive e oltre 200 mila lavoratori” prosegue Colombo. “La nostra provincia è parte di un tessuto regionale che svolge un ruolo fondamentale per l’agroalimentare italiano: produce, ad esempio, il 17% dei cereali italiani, il 40% del latte nazionale e ha il 40% delle risaie del nostro Paese. Contribuisce per il 50% alla produzione di carni suine, a oltre il 24% di quelle bovine, a quasi il 19% del pollame, al 17% delle uova e al 15% del miele. Grazie a 75 prodotti DOP e IGP, il valore della cosiddetta “DOP Economy” ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro: numeri che fanno della Lombardia la terza regione in Italia per impatto economico dei prodotti agroalimentari di qualità. Siamo quindi a Bruxelles per manifestare tutto il nostro disagio perché come agricoltori non siamo tenuti nella giusta considerazione Non è più tollerabile che il lavoro quotidiano che svolgiamo non venga difeso, ma osteggiato dalle normative e dai provvedimenti europei. Ci auguriamo che a fronte di queste proteste cambi il paradigma e l’approccio che a livello comunitario si ha verso l’agricoltura”. 

Coldiretti chiede di fermare l’ingresso di prodotti extra UE che non rispettano i nostri standard e che sugli accordi commerciali venga garantito il principio di reciprocità. In tale ottica è positivo lo stop della Commissione UE all’accordo con i Paesi del Mercosur. Inoltre – prosegue la Coldiretti – bisogna tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea, assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo pandemia, guerre e alla luce della violenza dei cambiamenti climatici.

Serve la cancellazione dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi, perché non ha senso impedire agli agricoltori di coltivare quote dei loro terreni quando poi si è costretti a importare – continua la Coldiretti – Servono più investimenti e maggiori sostegni ai giovani per il ricambio generazionale, ma l’Europa deve sostenere anche gli accordi di filiera per costruire mercati più equi con una più giusta distribuzione del valore e più trasparenti per i consumatori, anche per contrastare le pratiche sleali.

“Al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni – ha affermato il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandinichiediamo di continuare a tutelare gli agricoltori italiani, portando in Europa le nostre ragioni. Serve un cambio di passo rispetto al recente passato. Non ci può essere più spazio per politiche ideologiche che hanno penalizzato gli agricoltori, mettendo a rischio tante filiere anche nel nostro Paese. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”.