5 cose da sapere sul ringiovanimento dello sguardo
Non solo estetica. Lo sguardo è una delle zone più delicate del volto: è quella in cui si evidenziano prima i segni di invecchiamento, ma è anche una delle più problematiche, in quanto l’intervento sbagliato può causare danni funzionali. «Borse, palpebre gonfie o cadenti, occhiaie, zampe di gallina richiedono la giusta competenza per essere trattate, altrimenti sono guai seri – afferma Renata Migliardi, chirurgo oculoplastico di Torino -. Prima di decidere di intervenire, ci sono cose che ogni paziente dovrebbe sapere per ottenere il risultato che sogna e per evitare future complicazioni»
Anzitutto non sottovalutare mai il tipo di intervento, anche se si tratta di filler riassorbibili o medicina estetica: «Sono solo punturine fino a un certo punto – afferma Migliardi -. Si tratta di sostanze controllate e sicure che nella stragrande maggioranza dei casi producono un ottimo risultato estetico e poi sono riassorbite dal corpo senza problemi. Possono però insorgere, in rari casi, delle complicanze, anche a distanza di anni. Ad esempio una complicanza dei filler con acido ialuronico nelle occhiaie è la comparsa di gonfiore anche dopo 2-3 anni dall’iniezione. Si tratta di un problema facilmente risolvibile con delle iniezioni di ialorunidasi, un enzima che “mangia” l’acido ialuronico. Purtroppo non tutti i medici lo sanno e rivolgendosi a quello sbagliato si rischia un calvario infinito».
In secondo luogo, attenzione agli stereotipi: non è vero che il botulino provoca l’espressione “da pesce lesso” o che il risultato di medicina e chirurgia estetica è sempre artificiale. «La tossina botulinica è ingiustamente considerata colpevole di espressione innaturali e occhi fissi: in realtà in molti casi si tratta di blefaroplastiche in cui è stata tolta troppa pelle – spiega la dottoressa torinese -. Di solito la blefaroplastica è invece l’intervento chirurgico per ringiovanire lo sguardo con risultati naturali e armoniosi, ma la mano del medico è davvero importante. Se fatte bene, rispettando proporzioni e armonia del volto, sia medicina sia chirurgia estetica non sono riconoscibili, ma danno un’aria meno stanca e più giovane».
Lo specialista a cui ci si rivolge è infatti determinante: una regola che è valida sempre, ma che è importante soprattutto per la zona occhi, in quanto i danni possono essere non solo estetici, ma anche funzionali. Esiste il chirurgo oculoplastico, che ha una formazione sia funzionale sia estetica, ha studiato anche all’estero e che quindi rappresenta la figura di riferimento per le problematiche dell’occhio. «Spesso le problematiche estetiche sono legate ad altre funzionali ed è necessario conoscere bene la fisiologia della zona per riconoscere eventuali disfunzioni come la ptosi, ossia l’abbassamento di una palpebra, l’ectoprion o l’entropion (il margine della palpebra rovesciato in fuori o in dentro). Piccoli difetti che un chirurgo oculoplastico può correggere contestualmente a quelli estetici. Ad esempio prima di fare una blefaroplastica è indispensabile rivolgersi a qualcuno che conosce bene l’occhio e sottoporsi a una visita oculistica» aggiunge Migliardi.
Quarto, attenzione al low cost. «Dietro a un prezzo troppo basso c’è sempre il rischio che a farne le spese sia la sicurezza del paziente. Nel caso di una blefaroplastica, ad esempio, non bisogna ragionare solo sul prezzo, ma valutare anche dove è fatto l’intervento e le condizioni di sterilità: meglio preferire una clinica e la presenza dell’anestesista rispetto all’ambulatorio. Possono infatti esserci complicanze che, se non adeguatamente trattate, possono portare conseguenze gravi, fino alla perdita della vista o della vita» spiega il medico torinese.
È bene poi sapere che l’approccio è cambiato: non si parla più di riempire la rughe, ma di ringiovanire un viso: «Se un paziente viene perché vuole ridurre il solco naso-genieno, deve sapere che si tratta non solo di una ruga ma valutare il viso nel suo insieme – prosegue -. È necessario capire dove c’è una perdita di volume per fare un “lifting medico”, utilizzando cioè solo le tecniche di medicina estetica che negli ultimi anni hanno fatto grandi passi avanti. Ovviamente questo è valido solo per situazioni di invecchiamento non troppo avanzato, per il resto c’è la chirurgia»
Il risultato migliore è dato dalla combinazione medicina e chirurgia: «La medicina estetica, ossia laser, filler e botulino, se utilizzati in maniera corretta consentono di ritardare il più possibile il bisturi» conclude Migliardi.
Renata Migliardi: Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino, ha seguito corsi di perfezionamento negli Stati Uniti e fellowship in chirurgia oculoplastica in Francia. Ha frequentato la Scuola di specializzazione in Oftalmologia all’Università di Roma Tor Vergata. Lavora all’ospedale Koelliker di Torino e a Cuneo ed è consulente in oculoplastica all’ospedale civile di Volta Mantovana.