Novara: saldo positivo per l’imprenditoria femminile
NOVARA – Un 2016 positivo per le imprese femminili novaresi, che rispetto all’anno precedente evidenziano un tasso di crescita pari al +0,3%, risultato contenuto ma che risulta comunque il più favorevole di tutte le province piemontesi, la cui media complessiva si attesta al -0,1%.
Le imprese femminili registrate in provincia di Novara a fine 2016 ammontano a 6.839, il 22,4% di quelle complessive, una quota leggermente superiore a quella italiana (21,8%) e in linea con quella regionale.
Tra le imprese “rosa” novaresi si contano inoltre 722 imprese straniere (cresciute di 35 unità tra 2015 e 2016) e 993 “under 35”, che nel periodo in esame scendono invece di –23 unità.
«Ancora una volta la nostra provincia appare in pole position a livello regionale, risultato che conferma la capacità di tenuta delle imprese femminili novaresi – commenta Maurizio Comoli, presidente della Camera di Commercio di Novara – Le attività guidate da donne hanno manifestato nel corso del 2016 un tasso di natalità che sfiora l’8%, dato che conferma la volontà di mettersi in gioco, assumendo un rischio d’impresa, ma che risente ancora di una serie di limitazioni che non agevolano l’attività delle imprenditrici e le loro esigenze specifiche».
Anna Ida Russo, presidente del Comitato provinciale per la promozione dell’imprenditoria femminile aggiunge: «Per sostenere una crescita qualitativa delle imprese femminili il Comitato ha messo a punto anche per il 2017 una serie di iniziative, che includono un incontro di presentazione sulle misure agevolative per donne e giovani, attività di coaching orientata allo sviluppo di capacità imprenditoriali, un corso specialistico di inglese, approfondimenti su retail marketing e storytelling d’impresa, nonché una nuova edizione del Premio Femminile Singolare, per far conoscere le realtà meritevoli presenti sul nostro territorio e le loro storie di successo».
Sotto il profilo settoriale, le imprese “rosa” novaresi si concentrano prevalentemente nel terziario, collocandosi in prima battuta nel commercio (in cui il 26,6% delle imprese provinciali risulta femminile), nelle altre attività di servizi, inclusi parrucchieri e lavanderie, (con un peso delle imprese femminili pari al 60% del totale) e nell’alloggio e ristorazione (dove un’impresa su tre è guidata da donne). Seguono manifatture, attività immobiliari e agricoltura.
Per quanto riguarda le dinamiche annuali, a evidenziare variazioni positive degli stock, seppur moderate, sono le altre attività di servizi (+0,7%), le manifatture (+0,4%) e il commercio (+0,3), mentre appaiono in flessione l’alloggio e ristorazione (-0,8%), le attività immobiliari (-1,4%) e l’agricoltura (-1,6%).
Dall’analisi per forma giuridica emergono dinamiche particolarmente favorevoli per le società di capitali, cresciute del +2,7% rispetto al 2015 e giunte ad incidere per il 17,4% sul totale delle imprese femminili. Nella maggior parte dei casi le imprenditrici prediligono organizzare la propria attività sotto forma di ditta individuale, scelta in oltre il 66% dei casi (a fronte di una frequenza del 56,4% relativa alle imprese totali). Una scelta favorita dalla minor onerosità di avvio di questa forma giuridica, che in effetti evidenzia un tasso di natalità più alto rispetto alle altre, pari al 9,7%, ma che nel contempo appare più esposta ad un rapido turnover, confermato da una mortalità altrettanto elevata, che si attesta al 9,3%.
Arretrano, invece, le società di persone (-3%), che rappresentano il 13,9% delle imprese femminili provinciali, mentre è positiva la performance delle altre forme giuridiche (+1,9%), tra cui rientrano cooperative e consorzi, il cui peso si attesta al 2,2% delle imprese guidate da donne.