Un anno in chiaroscuro per le imprese varesine
VARESE – Il 2015 è stato un anno di sostanziale stabilità nel numero delle aziende varesine: sulla base dei dati del Registro Imprese, l’analisi dell’Ufficio Studi e Statistiche della Camera di Commercio indica che sono diminuite sì, ma di una percentuale esigua, pari allo 0,1%. Si è passati infatti dalle 61.994 imprese a fine 2014 alle 61.909 attive al 31 dicembre dello scorso anno.
Resta la considerazione che i numeri rimangono addirittura al di sotto di quelli del 2005, quando lo stock delle imprese attive si attestava a quota 62.319: da quel momento il trend fu crescente fino alla punta massima toccata con le 65.837 del 2008. L’esplosione della bolla finanziaria negli ultimi mesi proprio di quell’anno ha innescato una crisi del tessuto produttivo varesino dalla quale solo ora incomincia ad affiorare qualche segnale di decelerazione. Un’affermazione, quest’ultima, sostenuta dall’analisi della natimortalità d’impresa da cui emerge che negli ultimi dodici mesi, a fronte di 4.272 nuove realtà imprenditoriali, sono state 4.149 le cessazioni. Un saldo positivo di 123 imprese (+0,17%) che colloca Varese alla metà di una classifica nazionale del tasso di crescita del sistema produttivo guidata dalle grandi città, come Napoli (+2,29%), Roma (+2,05%), Palermo (+1,96%) e Milano (+1,95).
Come spiegare allora l’apparente contraddizione tra un sistema produttivo, come quello varesino, in espansione nell’ultimo anno (+0.17%) e il numero delle imprese attive in diminuzione (-0,1%)? L’ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio precisa che al dato delle imprese cessate vanno aggiunte quelle trasferite e quelle in attesa di completare procedure amministrative (le cosiddette “sospese”) per arrivare a quel dato sullo stock di fine anno già indicato in 61.909 unità.
L’analisi per settori evidenzia poi una contrazione del tessuto imprenditoriale nell’area manifatturiera (-1,83%) mentre i servizi sono cresciuti servizi (+0,95%) così come il commercio (+0,28%) e la stessa agricoltura (+0,46%) pur su un numero di imprese limita a 1.737. Sempre in difficoltà ma meno accentuata rispetto agli anni precedenti il settore delle costruzioni (-1,58%) e anche l’artigianato (-1,38%), scendendo a 21.909 imprese a fine 2015.
All’interno dei macro aggregati si svelano invece alcune curiosità: nel manifatturiere resiste il settore alimentare e bevande mentre la chimica passa da 176 a 179 imprese. Quanto al terziario, diversi i comparti col segno positivo, tra i quali i servizi di alloggio e ristorazione come pure quelli di informazione e comunicazione e le attività di noleggio e supporto alle imprese.
Quanto infine alla forma giuridica, a fronte di un aumento delle società di capitale (+1,82%), c’è una diminuzione di quella di persone (-2,41%) e delle ditte individuali (-0,19%). Soffrono insomma di più le aziende di piccole dimensioni mentre quelle più strutturate appiano maggiormente in grado di affrontare il mercato.