lunedì, Novembre 18, 2024
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Giornata Mondiale delle api per celebrare l’importanza della vita

a cura di Paola Crestani

Gianni Suma

NOVARA – La Giornata mondiale delle api  si celebra il 20 maggio di ogni anno per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli insetti impollinatori, sul loro contributo allo sviluppo sostenibile la cui sopravvivenza è minacciata da diversi fattori, tra cui agricoltura intensiva, pesticidi e cambiamenti climatici – e richiede, pertanto, azioni concrete di tutela. Il 20 maggio coincide con la data di nascita di Anton Janša (1734-1773), che nel XVIII secolo fu un pioniere delle tecniche di apicoltura moderne nel suo Paese, la Slovenia.

Sull’argomento abbiamo intervistato il dott. Gianni Suma del Servizio di Igiene e Assistenza Veterinaria Area A – Area Sanità Animale – del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL NO.

Perché è così importante la sopravvivenza delle api per l’ecosistema?

Le api appartengono a quella categoria di insetti chiamati “pronubi”, che trasportano il polline da un fiore all’altro permettendo così l’impollinazione e la formazione del frutto. Gli insetti pronubi hanno un’importanza fondamentale nel mantenimento della biodiversità nell’ecosistema e nella produttività delle coltivazioni. Le api in particolare svolgono una funzione fondamentale per quanto attinente la riproduzione vegetale sia rappresentando, come detto, il principale vettore d’impollinazione, sia come primario indicatore biologico della qualità ambientale. L’allevamento delle api quindi fornisce all’ambiente quella funzione fondamentale che le variazioni climatiche, i tassi di incidenza di inquinanti e le tecniche di lotta agli insetti nocivi hanno messo in pericolo.

Si dice che le api siano in pericolo e la colpa è della cosiddetta sindrome dello spopolamento degli alveari. Da cosa nasce il problema?

La sindrome di spopolamento degli apiari o Colony Collapse Disorder (CCD) si è manifestata negli ultimi anni in molte parti del mondo. Si manifesta con il ritrovamento di alveari quasi completamente privi di api senza il riscontro in precedenza di evidenti sintomi di malattia. Numerosi studi hanno ipotizzato la multifattorialità delle cause scatenanti la sindrome: avvelenamento da fitofarmaci, malattie delle api in forma non manifesta (subclinica), errori di gestione da parte dell’apicoltore. Il sommarsi di varie concause porterebbe quindi al CCD. Si tratta quindi di sindrome in cui l’impatto dell’ambiente riveste ruolo rilevante ma non esclusivo.

Quali sono i principali fattori di rischio che incidono sulla mortalità delle api?

Le api, come tutti gli animali, possono ammalarsi. La varroasi (la varroa è un acaro che parassita le larve e le api adulte) è sempre la malattia più diffusa, ma esistono malattie batteriche, virali e protozoarie, così come, analogamente a tutto il mondo animale, squilibri alimentari e riproduttivi. Incide notevolmente l’eccessivo utilizzo di sostanze di sintesi, che vengono rilasciate nell’ambiente (in particolare in agricoltura ma anche in altri sistemi produttivi), l’abuso o l’uso improprio di questi prodotti ma anche di insetticidi.

Qual è l’incidenza dei prodotti chimici usati in agricoltura?

L’ape è un insetto, quindi, come detto, alcuni prodotti usati in agricoltura e floricoltura per combattere gli insetti nocivi sono letali anche per le api. A questo proposito vanno considerati due fattori: l’utilizzo di pesticidi sulle piante in fioritura, seppure vietato, provoca inevitabilmente strage sulle api che raccolgono il nettare. La scrupolosa osservanza delle corrette modalità di utilizzo dei fitofarmaci potrebbe già evitare molti avvelenamenti.; l’utilizzo in pieno campo di insetticidi di nuova generazione, i neonicotinoidi, ha sicuramente provocato gravi danni all’apicoltura. Si tratta di farmaci sistemici che vengono assorbiti dalle piante e rimangono attivi nelle linfa per tutta la durata della vita della pianta stessa. Il farmaco quindi non è attivo solo per un tempo limitato, ma ha una permanenza nell’ambiente lunghissima

Qual è la situazione in Italia?

C’è stata una grave crisi qualche anno fa in seguito all’utilizzo dei neonicotinoidi per il trattamento delle colture cerealicole (mais) con gravi morie di api. Il Governo Italiano e poi la Comunità Europea hanno vietato l’utilizzo di questi farmaci per i cereali, (che tuttavia permangono in commercio per altre colture) ha prodotto una netta diminuzione degli episodi di avvelenamento e un miglioramento generale dello stato di salute dell’apicoltura. Attualmente i neonicotinoidi sono vietati per i trattamenti all’aria aperta e permessi solo in serra.

Lo sviluppo della nuova agricoltura basata sul rispetto dell’ambiente può contribuire a un ripopolamento?

Certamente un’agricoltura a basso o nullo impatto sull’ambiente può essere favorevole allo sviluppo di api allevate e insetti pronubi selvatici. Un ambiente in equilibrio rappresenta un investimento in salute umana e animale e anche una prospettiva futura per l’agricoltura. Le api ne sono il miglior indicatore.

5 passi per aiutare le api nel nostro piccolo

Ognuno di noi, può dare una mano. Il Governo Britannico ha promosso 5 semplicissime azioni che anche chi non è apicoltore può seguire:

  • far crescere più fiori e piante che siano una risorsa di polline e nettare. Per esempio, primule e crocus in primavera, lavanda e gerani in autunno;
  • lasciar crescere trifogli, ortiche e denti di leone; così gli impollinatori troveranno oltre che nutriente, rifugio tramite i mucchi di foglie per il letargo;
  • tagliare l’erba e le piante non frequentemente e lasciare che fioriscano;
  • non interferire con la vita degli alveari e, soprattutto, non distruggerli;
  • eliminare i pesticidi e le sostanze chimiche in generale e in alternativa, usare sistemi naturali.

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