Mafia: Varese sotto la media nazionale
VARESE – Quanto incide la criminalità organizzata nel Varesotto? Molto meno che a livello nazionale, ed anche in agricoltura, secondo i dati diffusi da Coldiretti. Tuttavia occorre tenere alta la guardia, “perché – come sottolinea il presidente Fernando Fiori – è con le indagini e il controllo delle forze di polizia che emergono le situazioni malavitose contro le quali si deve intervenire: bisogna rafforzare i controlli per evitare che questi fenomeni si espandano anche nel settore agricolo andando a inquinare l’economia onesta e la libera concorrenza”.
Sono infatti oltre centomila i controlli effettuati dalle forze dell’ordine nel 2015 per combattere le agromafie dal campo allo scaffale e garantire all’Italia il primato nella qualità e nella sicurezza alimentare.
“Il dato che fa ben sperare – prosegue il presidente di Coldiretti Varese Fiori unitamente al direttore Francesco Renzoni – è che il nostro territorio è molto al di sotto la media nazionale per quanto riguarda l’Indice di Organizzazione criminale dell’Eurispes, pari al 29,1% a livello italiano. A Varese siamo al 12,9% mentre Milano per esempio è al 17,9%, Brescia al 14,9%, Sondrio è al 13,8%. Vanno ancor meglio Pavia all’11% o Lodi all’8,6.”. Terreni, cascine, aziende agricole, immobili vari. Queste le infiltrazioni mafiose in Lombardia nel settore agricolo. E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare: su 1.266 immobili sottratti alla criminalità organizzata in Lombardia (sui 17.577 totali in Italia), oltre 250 riguardano beni agricoli con un peso di quasi l’1,6% a livello nazionale. Se si guarda il numero di immobili sottratti alla mafia, la Lombardia è sesta a livello italiano dopo Sicilia, Campania, Calabria, Puglia e Lazio. Mentre per le 286 aziende sequestrate dall’autorità giudiziaria in Lombardia (su 3.187 in Italia) quelle che fanno riferimento al settore agricolo sono una cinquantina. In totale sono circa i beni e le attività agricole sottratti alla criminalità mafiosa, per un valore di oltre 24 milioni di euro.
Mentre tra 20 ed i 25 miliardi di euro – spiega Coldiretti – vengono sprecati per il mancato utilizzo dei beni confiscati sulla base delle stime dall’Istituto nazionale degli amministratori giudiziari (Inag). Si stima che circa un immobile su cinque confiscato alla criminalità organizzata sia nell’agroalimentare. Il 53,5% si concentra in Sicilia, mentre la restante parte riguarda soprattutto le altre regioni a forte connotazione mafiosa, quali la Calabria (17,6%), la Puglia (9,5%) e la Campania (8%). Seguono con percentuali più contenute la Sardegna (2,3%), la Lombardia (1,6%), la Basilicata (1,5%) e il Piemonte (1,3%). Associazione per delinquere di stampo mafioso e camorristico, concorso in associazione mafiosa, truffa, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, contraffazione di marchi, illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori sono invece le tipologie di illeciti riscontrate con più frequenza da parte delle organizzazioni criminali operanti nel settore agroalimentare con il business delle Agromafie, che ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015.