All’Insubria una ricerca sull’evoluzione del SARS-CoV-2
VARESE – Un nuovo apporto dell’Università degli Studi dell’Insubria nel mutato scenario pandemico in Italia: una analisi sulla evoluzione delle varianti del virus SARS-CoV-2 coordinata dal professor Fabio Angeli (nella foto) , docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Insubria, è stata pubblicata il 7 novembre sulla prestigiosa rivista European Journal of Internal Medicine (https://doi.org/10.1016/j.ejim.2022.11.006).Dopo l’inserimento da parte dell’European Chronic Disease Center (aggiornamento del 27 ottobre 2022) di BQ.1 (Cerberus) e BA.2.75 (Centaurus) come nuove varianti di interesse ad alto potenziale diffusivo, i ricercatori hanno studiato le loro capacità nel legarsi alle nostre cellule e per primi hanno calato l’evoluzione del virus nello scenario pandemico attuale. Nello specifico, la nuova analisi insubrica ha confrontato Cerberus e Centaurus con Omicron 5 (BA.5), variante che ha provocato una anomala ondata estiva nel nostro paese.Gli autori dello studio hanno dimostrato che Centaurus (BA.2.75) è ancora la variante con più alta capacità di legarsi alle nostre cellule (ben 57 volte maggiore rispetto a Omicron 5) e pertanto con più alta potenziale diffusività; Cerberus, invece, ha capacità di legame con le cellule non dissimili da quelle di Omicron 5.Tuttavia, bisogna fare molta attenzione. «Mentre Centaurus mostra una maggiore adesività di legame alle cellule, Cerberus sembra mostrare una maggiore capacità di sfuggire agli anticorpi prodotti dal nostro organismo – commenta Fabio Angeli – e ciò non esclude che nei prossimi mesi si possa assistere ad una sorta di competizione tra varianti nel cercare di diventare dominanti; questo può far ipotizzare che nuove ondate possano essere causate dalla diffusione contemporanea e sinergica di varianti diverse». Gli autori concludono il lavoro richiamando l’attenzione sull’importanza di continuare a monitorare la diffusione del virus e la prevalenza delle diverse varianti; a causa delle mutazioni rimane cruciale, per gli autori dello studio, la nuova campagna vaccinale con vaccini bivalenti (costruiti appositamente contro le nuove varianti) e, nel caso di un significativo incremento dei contagi, l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.