venerdì, Dicembre 27, 2024
CRONACA VCO

Verbania in prima linea per Giulio Regeni

Il Comune di Verbania ha aderito alla campagna di Amnesty International per Giulio Regeni. Nei prossimi giorni lo striscione con la scritta “verità per Giulio Regeni” verrà posto sulla facciata di Palazzo Flaim

Il fotomontaggio di come sarà posto lo striscione
Il fotomontaggio di come sarà posto lo striscione

VERBANIA – La vicenda drammatica di Giulio Regeni, scomparso in circostanze misteriose da Il Cairo il 25 gennaio 2016 e barbaramente assassinato dopo giorni di torture, trova nel Comune di Verbania un’aderente alla campagna di solidarietà lanciata da Amnesty International Italia e La Repubblica, per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato dal governo del Cairo.

Lo ha fatto nei giorni scorsi con una delibera di Giunta che, rifacendosi allo Statuto comunale che sollecita “la promozione della tutela dei diritti umani in ogni parte del mondo, … anche mediante azioni di sensibilizzazione e informazione”, prevede l’adesione alla campagna e l’autorizzazione, a cura della sezione locale di Amnesty International, all’esposizione sulla facciata di palazzo Flaim dello striscione recante la frase “Verità per Giulio Regeni”. Striscione che verrà collocato nei prossimi giorni, per un’iniziativa che a Verbania vede anche due scuole superiori coinvolte direttamente: Il Liceo Cavalieri e l’lstituto Cobianchi.

“Un gesto per sottolineare con forza – afferma l’assessore alla cultura e istruzione Monica Abbiati – la condanna della tortura e dell’assassinio del nostro connazionale, per chiedere alle autorità egiziane di porre in essere tutti gli sforzi per assicurare alla giustizia al più presto i responsabili dell’omicidio”.

Ricordiamo che Giulio Regeni era un ricercatore dell’Università di Cambridge, che si trovava in Egitto per realizzare il proprio dottorato di ricerca sulla situazione socio- economica dell’Egitto alla luce dei cambiamenti avvenuti dopo la cosiddetta Primavera Araba. Le indagini sulla sua morte hanno incontrato fin da subito notevoli difficoltà per le reticenze e la scarsa collaborazione delle autorità militari e giudiziarie egiziane con gli inquirenti italiani.

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